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Il seguente post è un riassunto parodico del manga di One Piece, manga che, premetto, amo alla follia, e in quanto tale mi piace anche poterci ironizzare.
Non sono contenuti spoiler, in quanto l’isola degli uomini pesce è esclusa dal racconto (verrà ripresa insieme alla saga che la segue in un secondo momento, per la continuazione della parodia xD).
Spero riesca a strapparvi qualche sorriso, ad ogni modo buona lettura ^^

One Piece: Parody edition

“Scimmia Di Rufy” (detta anche Luffy, Liuffy, Gomma o come vi pare) è fatto di gomma (encomio speciale ai fantasiosi nomi italiani) e vuole diventare re dei pirati.
Allora salpa dapprima su una botte, poi su una barchetta fatta di schegge, per creare una temibile ciurma: recluterà un maniaco di spade, una ladre pazza, un codardo, e un tipo che sogna di trovare un mare bello in cui pescare in santa pace in compagnia della pazza.
Dopo aver tirato pugni contro “temuti” pirati e pesci parlanti, Gomma si monta la testa e crede di essere forte (e il resto del mondo glielo lascia credere).
Procedendo nell’avventura conosce una principessa (Bibi, Vivi, ecc.) che lamenta di aver perso il suo regno, che si scoprirà fatto di soli deserti, e siccome Gomma non aveva niente da fare, dopo aver reclutato un procione parlante perché fa figo, decide di sconfiggere l’usurpatore Coccodrillo, fatto di sabbia, guarda caso.
Per l’occasione sceglie di sfoderare la sua nuova celebre frase “Ma levati!” che dev’esser per regola seguita da un pugno per fare bella scena, e con quel pugno stende il Coccodrillo.
La principessa lo ringrazierà con un “bagno alle terme”.
Dal nulla compare una Tipa che decide di aggregarsi, di cui per lungo tempo i fan si sono domandati quale fosse il nome e quale il cognome (e forse ancora alcuni devono arrivarci).
Ripreso l’allegro viaggio, Scimmia Di Gomma si imbatte dapprima in un barbone che gli ricorda che i sogni sono belli, poi in un rapper che si veste con boa piumati (o meglio, non si incrociano perché il rapper arriva con due giorni di ritardo durante i quali Gomma ha già fatto in tempo ad ammazzare un Dio), ed infine, per l’appunto, un maniaco che forte del suo imbattibile potere di fulmini, vuole essere Dio (secondo l’Italia, un supremo).
Ma ripetendo la celebre frase da spaccone, scagliato il suo solito pugno, Gomma, che è fatto di gomma, stende il dio (o supremo..).
Così prosegue il viaggio felicemente su un’isola dove tutto è lungo (e di doppi sensi ne spuntano parecchi), e lì incontra, nell’ordine, un vecchio che vive sui trampoli da anni, un nanetto con la testa a punta,ed un Pigro.
Il Pigro dice al gruppo di non fidarsi di Nico Robin (la cosiddetta Tipa del regno della sabbia), che puzza e ha la malaria.
Siccome Gomma non ci crede, vuole fare secco il pigro per ripicca, ma ha fatto male i conti.
Probabilmente l’autore si è reso conto che la solita frase da spaccone non poteva funzionare in eterno, quindi, quando il solito pugno ha già preso il via, l’autore decide di intervenire personalmente e fa in modo che il Pigro glielo congeli.
Ma siccome il pigro è pigro, ha pietà e va via, ma non prima di congelare anche la Tipa per dispetto.
Sopravissuto, Gomma ironizzerà la bruciante sconfitta imitando se stesso in versione sardina da congelatore.
Passati all’isola seguente, Gomma e i suoi terribili compagni giungono a Venezia, e lì succedono un po’ di cose.
Gomma inizierà a credere alla malaria della Tipa, e sceglierà di bruciare la nave per disinfestarla; Il codardo non sarà d’accordo, e improvvisamente troverà il coraggio di ribellarsi al capitano idiota (un encomio a Un Pezzo, l’unico manga nel quale i deboli diventano forti solo quando si tratta di litigare col protagonista).
La Tipa, offesa per l’accusa della malattia, se ne va piangendo tra le braccia di un gatto parlante e i suoi amici mafiosi, a loro volta amici del pigro, scegliendo di non vedere più Gomma. Si scoprirà in seguito che in realtà aveva solo paura di attaccargli la malattia.
Gomma intanto vince sul codardo versione forte perché è il protagonista.
Poi, ancora incazzato per l’accaduto, va a sfasciare la “casa” di alcuni barboni, e non contento vuol ritrovare la tipa.
Gli abitanti di Venezia iniziano a credere che “Quelli Di Gomma” siano appestati e gli danno la caccia.
Anche il Gatto inizia a crederlo, tant’è che mette a fuoco un palazzo in cui Gomma si era rifugiato, ovviamente per disinfestare.
Nel frattempo compare il capo dei barboni che vuole vendicarsi, ma costui scopre che in realtà la Tipa non è malata, quindi innocente, ma è troppo tardi: I nuovi amici della Tipa non vogliono il contagio, allora la portano lontano da Venezia, tramite il treno di Mestre, diretti alla prigione.
Il Boss barbone incontra il codardo (che ha nuovamente perduto l’autostima) svelandogli che la tipa non è malata; ma lui, fregandosene di lei, capisce soltanto che la nave non è contagiata. Il boss barbone però gliela sfascia lo stesso perché gli fa cagare.
Alla scena assistono gli amici del Pigro (Gatto e compagni), che non volendo testimoni, portano via anche Boss.
Il codardo si salva perché è un codardo.
All’improvviso Gomma, che fino adesso ha cazzeggiato, s’incazza perché la tipa non è malata e non merita la morte, e per il salvataggio si allea con i barboni e i veneziani, che alla buon’ora hanno capito la verità.
Così tutti insieme appassionatamente si dirigono all’isola giudiziaria di Enies Lobby, gridando a destra e a manca che “La tipa non è malata!”.
Questa vicenda è molto importante perché si scopre che il cognome della Tipa è Nico.
Costei, esasperata, grida (tutti gridano sempre, si) che ha fatto il vaccino perché vuole vivere.
Gomma inizia a dare pugni a chiunque gli capiti a tiro, arrivando finalmente a scontrarsi con quel bel micione di Lucci (che in realtà odia il mondo per il nome che gli hanno dato da piccolo: la prima volta che l’hanno preso in giro, ha ammazzato cinquecento persone, a tredici anni).
La tensione è talmente alta che il governo mondiale decide di disinfestare l’isola per sicurezza, quindi la rade al suolo.
Ma siccome Gomma è ancora il protagonista, vince, ovviamente gridando.

Anche se la Tipa ora per certo non ha la malaria, la nave Merry viene ugualmente bruciata con la scusa che Boss l’aveva sfasciata.
Per vendicarsi della sua non colpa, la ciurma gli ruba le mutande, e non contenti pretendono anche una nave nuova.
Così si guadagnano l’appellativo di ciurma cattiva, e ad ognuno viene data una taglia.
Ed ecco arrivare un vecchio, che in realtà è il nonno di Gomma, che rivela al nipote di avere un padre , e tutti ne sono sconvolti.
Infine, prima di risalpare, si scopre che le sirene possono essere racchie e vecchie.
Qui inizierà un’epopea colossale, durante la quale si inizierà a dire che l’isola a seguire sarà quella degli uomini pesce, e per soli 20 fumetti, e un equivalente di circa 190 puntate si tenterà di arrivare a questa cazzo di isola; Alla fine, giunti estenuati dopo due anni, il cuoco maniaco sarà diventato gay e intollerabile alle donne gnocche, la ladra e la tipa avranno quadruplicato i seni, il codardo sarà diventato obeso, lo spadaccino cieco, Gomma l’incredibile Hulk, e Boss… lasciamo perdere.
Tutto questo movimento si diramerà in infinite saghe: dapprima Gomma avrà a che fare con uno spiritello strano e grasso che ruba le ombre, poi con un orsetto dispettoso che fa esplodere isole e sparire gente, poi con una brutta fotocopia del cuoco (a quel tempo ancora maniaco), ed infine con tizi che si credono Bravi con le teste dentro delle bolle.
Ma siccome a Gomma stanno sul cazzo, dà un pugno ad uno di loro, forte del fatto che era da parecchio che non faceva più lo spaccone, e che comunque è ancora il protagonista.
La cosa fa incazzare un sacco di gente, e intervengono a punire Gomma soldati, cloni dell’Orsetto, un Obeso, un tizio fatto di luce, e Orsetto stesso.
Gomma inizia a cagarsi sotto, ma per sua fortuna un vecchio gli salva il culo.
Ad ogni modo Orsetto, dopo aver sussurrato sconce parole al vecchio per distrarlo, riesce a far sparire tutta la ciurma di Gomma, quest’ultimo compreso.
Non che la cosa a Gomma dispiacesse; Difatti finisce su un’isola di donne nude che vorrebbero sodomizzarlo.
Anche la loro principessa, gnocca da paura, vorrebbe stuprarlo.
Ma certe cose a Gomma non interessano (interessa invece a queste donne un certo fungo che si allunga) e vuole andarsene.
Ma ecco che viene a sapere che suo fratello (che in realtà non lo è) è stato rapito da sadici omini, e deve salvarlo.
Prova a recarsi direttamente in prigione, nascondendosi sotto le vesti della Gnocca senza ovviamente secondi fini, ma qui gli fanno il culo un’altra volta, lo avvelenano, e sta per schiattare.
Ma siccome finalmente il mangaka si ricorda che Gomma è il protagonista, e che se lui muore l’autore non guadagnerebbe più, gli rinnova i punti fortuna.
Ed ecco che riesce a trovare un’alleanza con tre della flotta dei sette, con gay potenti, un pagliaccio e tizi di cera, e si reca alla più grande battagliona di Un Pezzo.
Una volta lì, l’autore rincara la dose e regala al protagonista il potere di far svenire alla gente gridando (quindi dovrebbe riuscirgli bene).
Ma la situazione sfugge di mano anche al mangaka, che s’è reso conto di aver messo in mezzo troppa gente più potente di Gomma, e non ha più idea di come fargli salvare la pelle.
Quindi, contro la sua volontà, è costretto a disegnare Gomma in fin di vita, suo fratello schiatta, e Gomma inizia ad essere mogio, giù di morale, perché è da un po’ che perde sempre.
Fortunatamente un pesce gli ricorda che ci sono ancora i suoi amici, in giro per il mondo, e lui , con rinnovato entusiasmo, esclama “Oh già, è vero!”.
Ma non ha più voglia di fare lo spaccone, dopo tutte la bastonate prese, e per due anni si fa allenare dal vecchio.
Passano ‘sti caspita di due anni e finalmente si rivede coi suoi vecchi compagni.
190 puntate, 20 volumi sono trascorsi. E’ ora di andare nell’Isola dei pesci, e alla buon’ora la storia può finalmente andare avanti.
Tra l’altro, tempo addietro, si era unito a loro uno scheletro, ma tanto nessuno lo caga e dunque non è rilevante.

TO BE CONTINUED…

Notte senza Dio

Pubblicato: 11 Maggio 2009 in Intrattenimento

Chiudo gli occhi, il mondo me li chiude.

Notte attorno a me, ma ci ho fatto l’abitudine.

Oasi di speranza, un cielo creativo mi guida.

Tanti come me, nessun limite, un fattore in comune:

tante idee e creatività, e voglia di farci spazio!

Urlo dunque il mio grido gioioso,

senza  paura di farmi sentire

solo un indirizzo imprimo nella mente di chi legge..

http://nottesenzadio.forumfree.net

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Documento noioso. Scritto durante la “lezione”di storia dell’arte. Ero così depresso che ho voluto mettere per iscritto la mia noia

 

Seduto qui, all’angolo di una classe illuminata da una squallida luce artificiale, ottenebrato ancora dal torpore del sonno, mentre ascolti attraverso le prime file il filtrare del brusìo dell’intera classe.

L’orologio sembra immobile, le lancette scandiscono i secondi seguendosi a vicenda, in un susseguirsi di tic tac che non avrà mai fine.

La prof è laggiù, una sagoma indistinta e insignificante: quanto vorrei cacciarle una matita nell’occhio, così da poter separarmi dalla noia per anche solo una frazione di secondo.

Non se ne può più.

Là fuori piove, la situazione è triste, quasi deprimente.

La depressione comporta la noia e viceversa; le due cose sono inscindibili.

Nel leggere queste poche righe qualcuno potrebbe già essersi annoiato a morte;A proposito di morte, chiunque sia annoiato e dica “Voglio morire!”, che muoia pure!

Così facendo tutte le cose deprimenti della vita svaniranno, e ci si potrà riposare eternamente senza annoiarsi.

Al momento sono sospeso tra due entità, tra due mondi: il mondo dei vivi, brutto e noioso, e il mondo dei morti, bello e interessante.

Vi chiederete perché giudichi bello il mondo dei morti; La verità è che non lo so nemmeno io, so solo che l’uomo è portato per natura a voler conoscere ciò che non conosce, e l’ignoto in qualche modo è sempre una cosa che attira.

Purtroppo l’ignoto è infimo: vedi per esempio Ulisse, che desideroso di conoscere, si spinse troppo oltre e andò incontro a un triste destino.

Eh già, il destino. Chissà se esiste davvero, o se tutto nasce e si sviluppa a caso.

Io non credo che l’umanità sia condizionata da qualcosa,o da qualcuno, ma in fondo perché porci domande alle quali non possiamo rispondere? Le mie sono solo congetture,non sapremo mai le risposte, né smetteremo di cercarle.

Tutto quello che viene detto, o che si vede in giro,col tempo verrà dimenticato e cancellato con l’arrivo di nuove generazioni.

Noi non siamo altro che inutili insetti troppo curiosi in un universo così grande e ignoto.

Ma in fondo nessuno si porrebbe mai problemi del genere, perché chi è così pazzo da preoccuparsi di ciò che non sa?

Ma in fondo, che scrivo a fare.

Anche io faccio parte di questo inutile mondo e quello che ho scritto sono solo le parole di uno stupido e idiota ragazzo annoiato.

 

 Il tramonto

Solo, al tramonto,l’uomo guardava il mare…

Alle sue spalle la città, frenetica e tracimante di rumore e di fumo, sembrava ringhiargli contro; Una macchia scura, brutale, ossessiva e senza pietà.

Eppure l’uomo sapeva che quella città, dall’apparenza cupa e ostile, nascondeva in realtà molto calore umano.

Quella città l’aveva adottato,in quella città aveva studiato e trovato tanti amici.

Ma non poteva dimenticare…

L’imbrunire cominciava a scontornare le luci delle case e al di là delle persiane semichiuse,

osservando bene, si potevano distinguere le sagome delle persone affaccendate sul far della sera.

Difficile capire che cosa stessero facendo, l’uomo poteva avanzare solo delle supposizioni…

“Qualcuno starà preparando la cena”pensò.

“Qualcuno si starà lavando e chissà, forse, qualcuno starà anche scopando.”

A questi pensieri sorrideva con un’espressione a metà tra il bonario e il sornione, la stessa espressione da burlone che si era dipinta sul suo volto poco prima di mezzogiorno quando aveva incrociato per strada una signora superbamente altezzosa in abito elegante e tacchi a spillo che lo aveva guardato con disprezzo, denigrandolo con epiteti irriferibili.

Lui non aveva dato peso alla cosa, ma dopo pochi secondi uno dei tacchi a spillo della megera si infilò nello stretto buco di un tombino.

L’uomo rise di gusto godendosi la nemesi, ma mentre rideva di gusto, godendosi la nemesi, fu raggiunto dietro l’orecchio sinistro da un’ombrellata.

Si voltò di scatto e vide alle sue spalle una vecchietta dall’aria ostile.

Non ebbe nemmeno il tempo di dire “-Ahi!”- che la vecchietta con aria con voce roca gli urlò in faccia :-Delinquente!Non si ride delle disgrazie altrui!-.

Lui la prese sottobraccio e le fece attraversare la strada.

Aiutare una vecchietta ad attraversare la strada è sempre una buona azione degna di merito,solo che lei dovrebbe essere consenziente e non urlare:- Lasciami, testa di cazzo!- per tutto il tragitto.

Però è anche vero che l’anzianità non autorizza le persone a non capire le situazioni.

Una volta allontanata la minaccia della vecchietta, tornò dalla signora col tacco incastrato e la aiutò a liberarsi.

Lei rimase lì, sorpresa e sospettosa,a scrutarlo.
Lui riprese a ridere.

La vecchietta da lontano tentò un improbabile lancio dell’ombrello centrando in pieno un passante, che, per reazione, la prese sottobraccio e l’aiutò ad attraversare la strada.

L’attraversamento fu l’apoteosi del vaffanculo.

La signora dai tacchi alti se ne andò, lui continuò a ridere, il passante riprese la sua strada, ma la vecchietta si ritrovò al punto di partenza con qualche chilometro in più nelle gambe e senza l’ombrello.

Non è mai troppo tardi per imparare a farsi i cazzi propri.

L’uomo rideva, ma non poteva dimenticare, la sua attenzione continuò a oscillare.

A intervalli quasi regolari volgeva il capo ora verso i colori del tramonto,ora verso il grigio dei palazzi che si stagliavano nell’aria quasi a voler sfidare il cielo.

L’uomo non riusciva a pensare, avrebbe voluto farlo, ma non ci riusciva.

Era come ipnotizzato dalla magia di quel tramonto bellissimo.

Stava finendo un altro giorno, l’ennesimo da quando, molto tempo prima, aveva lasciato la sua terra per trasferirsi così lontano.

Ormai non li contava più.

La sua mente vagava alla ricerca di qualcosa su cui valesse la pena soffermarsi, un pensiero,anche uno solo, desiderava semplicemente una distrazione…ma le immagini della sua vita erano troppo prepotenti per lasciarsi relegare sullo sfondo.

Non riusciva a liberarsi dall’idea della sua donna, perduta tanti anni prima, e i volti delle figlie, lasciate alla sorella prima di partire, apparivano continuamente davanti ai suoi occhi.

Pensando alla compagna, non potè fare a meno di guardarsi le braccia, quelle braccia che l’avevano stretta nelle notti d’amore e che l’avevano sorretta nell’ultimo abbraccio,sporcandosi di sangue, in quel maledetto giorno di un giugno di molti anni prima.

Erano usciti per comprare qualcosa quando lui si assentò brevemente per acquistare al volo un pacchetto di sigarette.

In quell’attimo nella via successe di tutto e un gruppo di soldati “obbligati al fuoco” fece strage di civili.

Pochi minuti dopo era tutto finito.

Fece appena in tempo a raccoglierla dalla strada per cercare di aiutarla.

La strinse a sé, ma un attimo dopo lei chiuse gli occhi per sempre.

Lui si ritrovò in un lago rosso e fu come sposarsi per la seconda volta.

Il sangue della sua donna era penetrato nei pori della sua pelle ed era diventato suo…

Lui e lei erano più che mai una cosa sola.

No, non avrebbe mai potuto dimenticare…

Quella che stava volgendo al termine, era stata proprio una giornata di merda; Prima la signora coi tacchi a spillo e la vecchietta, poi un tassista che aveva cercato di sfottergli dei soldi e quindi quella scenata al bar dove si era fermato per bere una birra…un tizio enorme aveva preso a sberle la sua donna, rea di aver comprato un paio di scarpe nuove senza il suo consenso.

Memore della sorte toccata alla vecchietta, in un primo momento egli pensò di starsene in disparte, ma nel vedere la violenza perpetrata in modo così gratuito non potè esimersi dall’intervenire.

Con un balzo in avanti tentò di separarli, beccandosi un cazzotto dall’energumeno e un “-Fatti i cazzi tuoi!-dalla donna malmenata.

Subito dopo li vide allontanarsi abbracciati e sorridenti…com’è strano il mondo…

Fu solo al momento di pagare la birra che si accorse di non avere più il portamonete…

Nel trambusto della colluttazione lei glielo aveva abilmente sfilato.

“Bastardi!”pensò…

Poi alzò lo sguardo e vide la vecchietta che rideva…

La risata della vecchietta fu troncata di netto da un’ombrellata sull’orecchio destro.

A rifilargliela era stata la signora coi tacchi a spillo che prima raccolse e restituì l’amplifon alla vegliarda e poi le disse “-Delinquente! Non si ride delle disgrazie altrui!”.

Quindi, guardando l’uomo, sussurrò: “Giovanotto, stia più attento la prossima volta!” e poi sorridendo aggiunse : “Grazie per stamattina e mi scusi se l’ho giudicata male”.

Quel “grazie” gli prese il cuore, ma non fu sufficiente a fargli dimenticare il furto del borsellino.

Non che gli importasse del contenuto, ma quel portamonete glielo aveva regalato sua figlia prima di partire, un dono a cui teneva moltissimo…

Intanto il tempo passava e l’ora di cena era ormai superata da un bel pezzo, il tramonto aveva lasciato il posto alla notte.

La città si era addormentata, lui non aveva voglia di prendere sonno.

Guardava con una curiosità morbosa le luci delle imbarcazioni che passavano al largo,le seguiva con lo sguardo, come se volesse nutrirsi di quelle immagini, tendeva l’orecchio per raccogliere ogni minimo fruscio.

Si avviò verso una panchina, sulla quale, avvolta da giornale, stava dormendo una vecchietta.

Al suo avvicinarsi l’anziana signora si destò.

“- Ci si rivede, eh? È già la terza volta, oggi, non le sembra di esagerare?”

L’uomo le sorrise e le pose una fiaschetta.

La  vecchietta in un primo momento restò lì titubante, quindi allungò la mano, prese la fiaschetta e tracannò avidamente un sorso di liquore.

Quindi lo ringraziò con un bacio in fronte.

Quel bacio proiettò i suoi pensieri in un vortice.

Il ricordo dei baci e delle carezze dati alle sue figlie, in una frazione di secondo, fece rabbrividire di nostalgia la sua pelle, i volti delle persone amate e mai più riviste diventarono sempre più nitidi e nella sua mente l’eco di grida senza speranza cominciò a rimbombare sempre più in quel silenzio rotto solo dalle onde che si frangevano sulla spiaggia.

Poi una luce lo riportò alla realtà.

La vecchietta dormiva,tranquilla, sulla panchina.

Lui la guardò e sorridendo pensò a quanto amore in fondo possono scambiarsi gli esseri umani, anche nelle situazioni più improbabili.

L’amore è una grande cosa, ma non poteva dimenticare…

Ormai era arrivata l’alba.

Doveva andare.

Doveva ritornare verso casa, prepararsi, farsi una doccia, radersi e profumarsi.

Doveva partire.

Di lì a poche ore sarebbe salito su un aereo.

Poi si sarebbe messo alla sua guida.

E l’avrebbe diretto contro le Twin Towers.