Il me dentro me – Atto sfogo

Pubblicato: 18 novembre 2013 in Il me dentro me

Come descrivere un sentimento di rabbia di cui a malapena immagini come possa esser nato?
Descrivere o giustificare. Reprimere o gridare. Attendere. Attendere all’infinito.
Bestemmiare. Desiderio di non reprimere più un cazzo. Stufo di aspettare. Stufo di tutto.
Voglio un cazzo di spazio. Un cazzo di posto dove rifugiarmi. Bestemmiare. Un cazzo di posto dove sclerare e fare quello che mi pare. Bestemmiare. Fino a sgranare le corde vocali. A che cazzo servono le corde vocali se manco puoi gridare quando lo vuoi?
Dare un calcio o un pugno a qualcosa. Ma poi mi farei male. Bestemmiare. Esercitarmi a fare lo sguardo più incazzato che mi riesca e poi specchiarmi da qualche parte per vederlo, compiacermi e cercare di amplificarlo.
Gridare. E bestemmiare. Ma gridare. Col pugno intriso di sangue. Ma non vorrei farmi male. Odio farmi male. Le grida non fanno male. Certo, se non si grida troppo. A che cazzo servite, corde vocali di merda?
Aspettare. Gridare. Sanguinare. Calciare. Sbattere la testa. Perché ci sarà sempre qualcuno che ti avrà detto che hai la testa dura. E se ti dicono che ce l’hanno loro, hai voglia di dare una testata, così poi la sentono. E bestemmiano, e gridano, e sanguinano. Ma non calciano, troppo impegnati in una delle altre cose, o forse più.
Si possono provare due dolori contemporaneamente?
Forse fisici no.
Forse… fisici.. no.

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